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EQUIPAGGIAMENTO TECNICO

SCARPE DA MONTAGNA

La prima cosa da affrontare per mettersi in cammino, è la scelta del giusto modello di scarpe. Sembrerà banale, ma spesso non si attribuisce il giusto peso a questo strumento (perché di strumento si tratta), ma non c’è niente di più importante della “casa” dei nostri piedi, che potrà fare spesso la differenza tra un’esperienza outdoor piacevole, oppure un viaggio fatto di sofferenza e dolore.

E' opportuno tenere a mente alcune regole importanti, soprattutto per coloro che pensano di andare a camminare più volte durante l’anno. Di base ciascun trekker abituale dovrebbe avere nella sua dotazione almeno due paia di scarpe:

  • Una più pesante, rigida e con una buona fasciatura per le caviglie, con un ottimo isolamento termico, adatta a climi umidi e freddi, per i trekking invernali da fare sulla neve e, magari, per poter utilizzare ramponi e racchette da neve 

  • Un’altra adatta ad escursioni in climi caldi, molto traspirante e leggera, che garantisca un’ottima mobilità e libertà di movimento, grazie anche ad una struttura più bassa, a patto che la suola sia sempre in grado di reggere l’urto di suoli rocciosi e aspri.

Sicuramente “toccare con mano” è un aspetto essenziale per compiere la scelta della migliore scarpa, ma prima di acquistare è necessario verificare alcuni elementi tecnici, che rispondono ad alcune regole fondamentali che ogni buona pedula deve rispettare:

  • Comfort

  • Traspirabilità e impermeabilità

  • Leggerezza

  • Performance

Grazie alle evoluzioni tecnologiche nei materiali con i quali si producono le calzature tecniche da trekking, il comfort e la leggerezza vanno ora a braccetto con ottime performance, regalando agli appassionati scarpe che si adattano al piede come un guanto di velluto, senza che resistenza, isolamento termico e traspirazione ne soffrano.

Un elemento fondamentale, che influisce su tutte e quattro le regole citate è la suola. L’evoluzione nelle tecniche di costruzione della suola e dell’intersuola (vedi suole Vibram) garantiscono torsioni minime, ottima tenuta laterale anche in circostanze di appoggio difficoltose, un’ottima capacità di assorbimento di sollecitazioni, urti e asperità del terreno e, ultimo ma non ultimo, grip ottimale anche su suoli umidi e scivolosi.

Le tre tipologie di scarpe da trekking

Con le scarpe Alte, spesso associate in inverno alle ciaspole e alle racchette da neve, si affrontano i terreni accidentati. Utilissime dove si rischia di mettere male il piede e di distorcere la caviglia.

Le Mid, calzature medio-alte – dette anche scarponcini – sono un po’ più basse, superano di poco il malleolo e proteggono in parte la caviglia lasciando maggiore libertà di movimento.

 

Le Basse, più leggere, non garantiscono la caviglia da possibili distorsioni e quindi non sono mai suggerite su terreni accidentati.

 

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LO ZAINO

Assieme agli scarponi lo zaino è “l’attrezzo” simbolo dell’escursionista e riveste un’importanza altrettanto fondamentale. Proprio come gli scarponi, deve essere scelto con cura, pensando innanzitutto a quale utilizzo se ne farà.

Escursioni giornaliere nel periodo estivo

Meglio scegliere zaini leggeri, con pochi fronzoli (tasche esterne, lacci e laccioli servono a poco o nulla) e di dimensione contenuta (fra i 20 e i 30 litri), adeguata al trasporto di quelle poche cose che ci debbono accompagnare durante una gita di poche ore nelle belle stagioni.

Trekking di più giorni con pernottamento in rifugio.

Bisogna pensare a zaini più capienti (fra i 35 e i 50 litri) e più strutturati. In un’escursione plurigiornaliera di questo tipo l’attrezzatura trasportata comincia a essere consistente, sia per volume che per peso, quindi anche lo schienale deve essere sufficientemente rigido per evitare allo zaino di deformarsi, ma allo stesso tempo, ben imbottito e morbido, per non indolenzire la schiena.

La stessa cosa vale per gli spallacci e per il fascione ventrale. Quest’ultimo, che nello zaino da escursione giornaliera può limitarsi a una semplice “cinghia” che ha sostanzialmente una funzione stabilizzatrice, quando il peso aumenta diviene un elemento essenziale per il comfort dell’escursionista, che una volta allacciato contribuisce a scaricare parte del peso direttamente sulle anche, alleggerendo la schiena e le spalle.

Su modelli di questa dimensione anche le varie cinghie di regolazione giocano un ruolo importante, perché consentono di adattare al meglio lo zaino alle proprie caratteristiche fisiche. Questo non significa però che dobbiate andarvene in giro con un indosso un groviglio di fibbie, fettucce e cordini: meglio poche regolazioni ben studiate ed efficaci che tremila gingilli di cui è difficile/impossibile comprendere il corretto utilizzo (di solito gli zaini più “puliti” sono anche quelli meglio costruiti).

Molto utili negli zaini destinati a questo tipo di utilizzo sono anche le tasche interne ed esterne della patella superiore (che consentono di riporre oggetti e strumenti ai quali dobbiamo accedere rapidamente, come mappe, occhiali da sole, cappello, barrette energetiche, ecc.). Le tasche laterali ci possono anche stare, ma uno zaino “tubolare” è decisamente più “agile” e adatto anche a terreni più tecnici come percorsi attrezzati o ferrate.

Trekking di più giorni con bivacco.

 

Qui si va decisamente sul pesante e per stoccare, vestiario, cibo, fornello, sacco a pelo tenda e materasso occorre sicuramente stare al di sopra dei 55 litri di capienza!

Tutte le caratteristiche che contraddistinguono lo zaino plurigiornaliero devono essere presenti, potenziate e perfettamente efficaci.

Schienale, spallacci e fascione devono essere regolabili, strutturati, morbidi ed ergonomici.

Anche la gestione della sudorazione nei punti critici come schiena, spalle e fianchi, con l’utilizzo di materiali traspiranti e di rapida asciugatura è una delle qualità essenziali di cui tenere conto.

Ulteriori elementi utili alla stabilizzazione del carico, come il laccio all’altezza del petto, non danno certo fastidio.

Alle varie cinghie necessarie per la regolazione dello zaino si devono aggiungere anche quelle utili a fissare i carichi esterni (paleria della tenda, materassino, ecc.).

Utili/essenziali anche le cerniere che consentono di accedere direttamente alla parte bassa o media dello zaino, senza dover svuotare tutto il carico.

Escursionismo invernale.

Chi pratica regolarmente l’escursionismo nella stagione invernale come gli appassionati delle ciaspole, dovrebbe prendere in considerazione un’ulteriore tipologia di zaino.

Oggi, infatti, ci sono sul mercato modelli dotati di lacci esterni pensati per il fissaggio rapido delle racchette da neve e di un comparto appositamente destinato all’alloggiamento di pala e sonda che, è bene ricordarlo, sono, assieme all’Artva, strumenti indispensabili non solo per gli sci alpinisti, ma per chiunque effettui escursioni sulla neve.

(fonte: www.trekking.it)

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BASTONCINI DA TREKKING

I bastoncini da trekking sono ormai diventati un’attrezzatura essenziale per l’escursionista: chiunque abbia provato almeno una volta la comodità della camminata “a quattro zampe” difficilmente vi rinuncia, anche per le gite più leggere e di breve durata.

Sei motivi per usare i bastoncini da trekking:

  1. Con i bastoncini si migliora l’equilibrio: la camminata dei quadrupedi è molto più stabile di quella dei bipedi;

  2. Quanto detto sopra è evidente soprattutto in discesa, su terreni sconnessi (dove un appoggio “sbagliato” del piede può essere corretto portando il peso sul bastone dello stesso lato, evitando storte o sbilanciamenti), oppure quando occorre fare “passaggi acrobatici”, ad esempio per superare qualche guado;

  3. La possibilità di scaricare parte del peso sulle braccia diminuisce il carico sulle gambe e sulla spina dorsale, riducendo la fatica e migliorando il comfort della camminata;

  4. Il movimento della braccia, coinvolte nella camminata con i bastoncini, “apre” la cassa toracica, migliorando la respirazione;

  5. Se la volete vedere sotto l’aspetto del fitness, tenete conto che i bastoncini fanno lavorare anche la muscolatura della parte superiore del corpo: busto e braccia, altrimenti poco coinvolti nell’attività escursionistica;

  6. Il bastoncino può essere utile anche in situazioni di emergenza: come stecca per un arto fratturato, per rimpiazzare o rinforzare la paleria della tenda danneggiata, oppure per farsi largo fra la vegetazione un po’ troppo invadente.

Bastoncini da trekking – errori da evitare:

Come tutte le attrezzature anche i bastoncini hanno le loro controindicazioni e queste si presentano soprattutto quando il terreno su cui procediamo diviene particolarmente impegnativo. Insomma, quando c’è bisogno da utilizzare anche le mani per procedere, affrontando brevi tratti di arrampicata o sentiero attrezzato, i bastoncini possono diventare un ingombro, se non addirittura un pericolo.

In queste situazioni non ci sono vie di mezzo: cose del tipo “li tengo in mano che tanto il passaggio è facile…” oppure “agganciali allo zaino ma non stare a chiuderli che tanto fra un attimo li usi di nuovo…”. Su questo tipo di terreni i bastoni non devono essere utilizzati, ,ma vanno richiusi e fissati accuratamente allo zaino.

Altra situazione delicata sono le discese su fondo sconnesso (tipo pietraia). In questi casi può accadere che la punta del bastone resti incastrata fra i massi, causando uno sbilanciamento dell’escursionista. Se non si vuole rinunciare al loro utilizzo la cosa migliore da fare è impugnare i bastoni senza infilare le mani nei laccetti di supporto. In questo modo non resteremo legati al bastone eventualmente impigliato e, in caso di scivolata, basterà aprire la mano per lasciarlo e appoggiarsi per gestire la caduta.

(fonte: www.trekking.it)

Come scegliere i bastoncini da escursionismo

   

Per aiutarti a scegliere i bastoncini da escursionismo che meglio rispondono alle tue esigenze e al tuo tipo di pratica, ti proponiamo di analizzare il prodotto da vicino. Ecco gli elementi da prendere in considerazione per fare la scelta giusta.

 

- Il peso:


Si tratta di un criterio fondamentale. Più il bastoncino sarà leggero, più sarà maneggevole e si dissiperà meno energia. Il materiale di cui è fatto determinerà il suo peso. Per una pratica occasionale o regolare, un bastoncino in alluminio sarà sufficiente, mentre per escursioni più intensive o se si è alla ricerca di un bastoncino rigido e leggero, optare piuttosto per il carbonio.

- Il numero di sezioni:


Definiamo sezioni il numero di parti di cui è formato il bastoncino. Più sezioni ha un bastoncino, più sarà compatto una volta ripiegato. Come regola generale si potrà scegliere tra 2 o 3 sezioni. La selezione sarà condizionata dalla lunghezza del bastoncino piegato imposta dal suo stoccaggio o dalla sua sistemazione. Per le escursioni che constano di numerosi passaggi che impongono di attaccare i bastoncini allo zaino, come ad esempio i passaggi di scale, privilegiare i bastoncini a 3 sezioni.

- Il sistema di regolazione:


Indispensabile per garantire un bastoncino adatto alla propria statura e al terreno su cui si cammina. Questo criterio è molto importante. Esistono due sistemi di regolazione. La clip, chiamata anche blocco esterno, è il più facile e il più rapido da maneggiare. Dà inoltre sicurezza perché è possibile vedere molto rapidamente se il bastoncino è bloccato correttamente. Per quanto riguarda la vite, sistema di regolazione interno, è un po' difficile da prendere in mano di primo acchito ma è più leggero. Si tenderà a stringere troppo forte la vite per essere sicuri che non si allenti, ma non bisogna avvitarla eccessivamente, ad esempio utilizzando degli strumenti, per evitare di non poterla più svitare in un secondo momento.

- L'impugnatura:


Interessarsi innanzitutto al materiale dell'impugnatura. La plastica offre il vantaggio di essere economica e molto rigida. Sarà adatta per un uso da occasionale a regolare, poiché è abbastanza pesante e il suo comfort non è ottimale se le mani iniziano a sudare. La schiuma, che è un po' più morbida, e il sughero saranno più adatti se si praticano escursioni in modo regolare o intensivo. Questi modelli assorbono il sudore e garantiscono quindi una buona presa nonostante la sudorazione. Bisognerà però fare attenzione al luogo di stoccaggio. Se ad esempio si lasciano i bastoncini in garage, i topi potrebbero rosicchiare le impugnature in schiuma o in sughero.
Accanto al materiale, anche la forma dell'impugnatura ha un ruolo sul comfort. Esistono modelli dritti e più o meno lisci e altri più ergonomici dove la forma della mano è stata sagomata per una migliore presa in mano.
Infine, su alcuni bastoncini si troveranno dei manicotti, chiamati anche grip, posti proprio sotto l'impugnatura principale e ne rappresentano una prolunga. Permettono diverse posizioni della mano e sono utili quando si cammina in salita.

- Le dragonne:


Le dragonne hanno due funzioni. La prima: permettere di non perdere i bastoncini o non posarli ogni qualvolta si necessita di una bottiglia d'acqua o della fotocamera. La seconda: offrire un appoggio dinamico per utilizzare correttamente i bastoncini. In questo modo si faticherà di meno e anche le mani troveranno sollievo. Si troveranno probabilmente modelli sui quali le dragonne saranno imbottite e questo sempre nell'ottica di un migliore comfort. Quanto alla larghezza della dragonne, più è larga maggiore l'appoggio sarà importante.
Infine alcuni modelli di media e alta gamma sono dotati di un sistema di clip che permettono di regolare in un batter d'occhio le dimensioni della dragonne, molto più facile e rapido della fibbia di regolazione standard.

- La punta:


Sul mercato esistono attualmente due materiali: le punte in acciaio che rappresentano un primo prezzo resistente ma di rapida usura e le punte in tungsteno (tipo di minerale) più resistente e di durata superiore. In altri termini l'intensità d'uso e la tipologia di terreno condizioneranno la scelta della punta.

- La rondella:


In questo caso la stagione influisce sull'attrezzatura. Per le escursioni estive sull'erba, su sterrati, roccia o sassi scegliere una rondella di piccole dimensioni. Quando verrà l'inverno invece, preferire una rondella di dimensioni superiori per evitare di piantarsi troppo facilmente se il terreno è friabile come ad esempio la neve fresca. Le rondelle sono intercambiabili e consentono quindi di avere gli stessi bastoncini sia d'estate, sia d'inverno. Rondelle troppo grandi d'estate sono sconsigliate poiché avrebbero tendenza a incastrarsi nei sassi e rischierebbero di agevolare la caduta.

 

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ACCESSORI 

  • occhiali e crema da sole, più uno stick per le labbra: più si sale di quota più i raggi UV si fanno micidiali

  • una borraccia da un litro: non dimenticare che restare senz'acqua è la più grossa tortura che ti possa capitare sia in montagna, che in qualunque altro posto del pianeta. Utili i sali integratori, che aiutano a prevenire la perdita causata dalla sudorazione

  • cibo: senza carburante non si procede. Ognuno ha i suoi gusti e preferenze e la scelta se portare panini e cioccolate o barrette energetiche dipende solo da te. L'importante è essere autosufficienti

  • un coltello milleusi può sempre servire

  • kit di pronto soccorso con i farmaci personali. Come accompagnatore porto sempre con me un kit generico con bende, disinfettante, cerotti, analgesici, ma nessuno come te può sapere delle tue necessità in campo medico. Se soffri di patologie particolari (problemi cardiaci, diabete, allergie) ti consiglio di avvisare sempre l'accompagnatore, in modo da prevenire eventuali problemi.

  • cerotti per salvaguardare le parti delicate dei piedi (ottimi quelli in carta) o per proteggere le eventuali vesciche (i Compeed sono fantastici)

  • carta topografica, bussola, altimetro e binocolo completano la dotazione, ma se vai in giro con un accompagnatore non sono indispensabili

  • utile, non costa nulla ed è iper-leggero: porta con te un fischietto. Nel caso ti perdessi, il suono che emette un fischietto per richiamare l'attenzione delle altre persone è 1000 volte maggiore dell'urlo più potente che tu possa far uscire dalla tua bocca

  • il sacco lenzuolo per dormire nei rifugi è indispensabile. Una torcia è sicuramente utile, dato che alle 22 normalmente vengono spente le luci. Anche i tappi per le orecchie possono aiutarti a prendere sonno dormendo nei rifugi, in quanto spesso si è in camerate da 8 e più posti letto.

  • la macchina fotografica ti aiuterà non solo a conservare i ricordi della gita, ma per esperienza aumenta anche il livello di attenzione e di interesse nei confronti dell'ambiente. Mi raccomando: non portare con te treppiede, flash e dotazione completa di obiettivi intercambiabili, molto meglio qualcosa di leggero e maneggevole.

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TENDE DA ESCURSIONISMO

La tenda è la casa dell’escursionista.

Una casa che ci si deve portare sulle spalle lungo i sentieri. 

Caratteristiche da valutare nel momento della scelta della propria tenda:

  • Prima cosa, ovviamente, considerare se la tenda dovrà avere una vita da alpinista (meglio quindi scegliere una 4 stagioni) o da escursionista (meglio una 3 stagioni);

  • Valutare se ne faremo un uso esclusivamente estivo o anche in climi più freddi;

  • Non farsi abbagliare dalla leggerezza a tutti i costi: ogni grammo in meno di solito è qualcosa che manca!

  • Per i materiali vi buttiamo lì qualche indispensabile termine tecnico (non spaventatevi!).

    • Telo esterno: poliestere con spalmature poliuretaniche e/o alluminate, con cuciture rigorosamente nastrate e termosaldate.

    • Telo interno: ideale nylon ripstop per le 4 stagioni e cotone per le 3 stagioni.

    • Catino: poliestere (robusto!) con spalmatura poliuretanica alluminata, anche in questo caso sono d’obbligo le cuciture nastrate e termosaldate.

    • Paleria: il meglio è il duralluminio, leggero, flessibile e resistente. Per le 3 stagioni possono andare anche i pali in vetroresina.

Resistenza

Non sono attrezzi pensati per essere montati sopra il praticello all’inglese del campeggio di Rimini. Il loro catino deve essere ben resistente per sopportare l’abrasione di fondi dove spesso non mancano sassi, cardi, spine, rami, rovi ecc.; la struttura della tenda deve essere adeguata per sopportare la forza degli elementi atmosferici, vento in primo luogo.

Impermeabilità 

Non c’è niente di peggio che mettersi in tenda felici di aver scampato un temporale e poi ritrovarsi a navigare in una piscina con materassino, sacco a pelo e tutte le attrezzature. Una buona impermeabilità del catino e del telo esterno della tenda è certamente una delle qualità più importanti.

Traspirazione e areazione

La capacità della tenda di far uscire l’umidità è altrettanto importante di quella di non farla entrare… l’utilizzo di materiali traspiranti per il telo interno e una costruzione della struttura e delle prese d’aria che garantisca una buona areazione è importante per non trasformare la tenda in una sauna, nei climi caldi, o in una sorta di freezer con le pareti ricoperte da centimetri di brina quando le temperature scendono sotto lo zero.

Le tende si dividono in due grandi famiglie:

Le tende 4 stagioni

Caratterizzate da un miglior isolamento termico e da una grande resistenza alla pressione del vento o della neve sulla struttura, pertanto ideali per un utilizzo alpinistico in quota.

Le tende 3 stagioni

Pensate soprattutto per un utilizzo escursionistico e che hanno nella traspirazione e nell’areazione i loro punti di forza.

Va ricordato che oggi, quando si parla di tende da escursionismo o alpinismo ci si riferisce essenzialmente ai modelli cosiddetti a igloo, dove è il particolare l’incrocio degli archi della paleria a dare stabilità alla struttura, e, in misura minore, alle tende a tunnel, leggere, ma un po’ più difficili da stabilizzare, visto che, per “stare in piedi”, necessitano un lavoro di sistemazione dei tiranti che consente di mantenere la forma “a tubo” della tenda.

Una menzione a parte la meritano le tende monotelo.

 

 

 

 

Si tratta di prodotti molto specifici (ne esistono modelli pensati sia per l’escursionismo che per l’alpinismo) che puntano tutto sulla leggerezza. L’eliminazione del telo interno consente, infatti, un notevole risparmio di peso, ciò ovviamente a discapito di altre qualità: la mancanza del telo interno, infatti, ci espone maggiormente al contatto con superfici inumidite dalla condensa o con eventuali infiltrazioni di acqua dall’esterno e riduce la capacità di isolamento termico.

Altro “ramo minore” della famiglia è costituito dalle tende singole.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Anche in questo caso l’obiettivo è il risparmio di peso, essenziale per escursionisti solitari. Spazi ridottissimi e dotazioni essenziali sono il prezzo da pagare per potersi caricare sullo zaino poco più di 1,5 chili di tenda.

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TECNOLOGIA

GPS - Global Positioning System

Cos’è un Gps Cartografico?

La prima cosa da sapere sui Gps Cartografici – Global Position System – è che sono dei ricevitori di segnali dai satelliti orbitanti attorno all’asse terrestre. Esistono vari satelliti, agganciati a costellazioni, che vengono amministrati dal Dipartimento della Difesa Americana.

Al sistema di navigazione satellitare usato perlopiù in Occidente, si può integrare con quello dell’Ex Unione Sovietica, conosciuto con la sigla di Glonass.

 

Come funziona il GPS? 

Quando noi lo accendiamo, il satellite manda un segnale al nostro ricevitore e con il segnale di rimando riesce a calcolare le coordinate geografiche esatte della nostra posizione. Però, la quantità di satelliti migliora l’esattezza delle coordinate; infatti, più satelliti sono “ricevuti” , più esatto è il calcolo.

Le coordinate vengono date con due parametri: la latitudine e la longitudine. La latitudine è la distanza di un punto qualsiasi dall’equatore. Invece, la longitudine è l’angolo tra il meridiano più vicino al punto e il meridiano di Greenwinch.

Il Gps va attivato solo in zone aperte, perché al chiuso non riesce ad accendere il segnale. Una volta stabile le coordinate, l’interfaccia del display di un GPS da Trekking è simile a quella di un comune Smartphone.

Caratteristiche hardware dei GPS da escursionismo: che cosa dobbiamo guardare?

Ora che abbiamo compreso le basi, vediamo cosa possiamo aspettarci dal punto di vista hardware. In tal modo potremo capire meglio che cosa distingue un modello dall’altro e fare una scelta consapevole.

2.1 Robustezza e impermeabilità

Innanzitutto ci aspettiamo che, dovendoli portare con noi in montagna, magari a temperature abbondantemente inferiori allo zero o sotto una pioggia torrenziale, i GPS da escursionismo siano robusti e impermeabili.

Ecco perché praticamente tutti i dispositivi in commercio offrono una classe di protezione IP elevata (International Protection). Essa specifica il grado di protezione per cui un dispositivo è certificato ed è seguita da due cifre: la prima indica il grado di protezione dalle polveri (0 è il minimo, 6 il massimo), mentre la seconda indica il grado di protezione dai liquidi (0 il minimo, 8 il massimo). Nel caso del MyNav 600, ad esempio, troviamo una protezione IP 57. Si tratta di un ottimo valore, che garantisce protezione completa contro la polvere e contro gli effetti dell’immersione.

Naturalmente protezioni IP elevate richiedono accorgimenti particolari, come le coperture in gomma dei tasti e delle porte di input/output, che rendono il design di questi dispositivi meno snello e armonioso rispetto, ad esempio, ad un iPhone.

2.2 Altimetro barometrico

I dispositivi più evoluti dispongono di un altimetro barometrico. Per quale motivo? Perché è indispensabile per conoscere con una buona precisione l’altitudine, dal momento che attraverso la tecnologia GPS si può determinare con una buona accuratezza la posizione sul piano orizzontale (latitudine e longitudine), mentre sul piano verticale (altitudine) l’imprecisione è decisamente superiore.

Con un altimetro barometrico potremo sapere sempre con una buona precisione (dell’ordine della decina di metri) la nostra quota attuale. Inoltre, potremo visualizzare in tempo reale l’ascesa, la discesa e il profilo altimetro del percorso che abbiamo compiuto fino ad ora.

Per sua natura un altimetro barometrico è sensibile ai cambiamenti nelle condizioni metereologiche. Supponendo, ad esempio, di rimanere perfettamente fermi, se il tempo migliora (alta pressione) l’altitudine indicata diminuisce; viceversa, se il tempo peggiora (bassa pressione) l’altitudine indicata aumenta. Per questo, per avere quote molto precise sarebbe meglio calibrare l’altimetro barometrico spesso. Per farlo dobbiamo inserire nello strumento la quota del punto in cui ci troviamo (supponendo che sia nota).

I GPS outdoor più sofisticati sono in grado di “autocalibrarsi”: è il GPS stesso che calibra costantemente l’altimetro barometrico durante la nostra attività. Istante per istante, l’altitudine dedotta con il GPS viene “passata” al sistema barometrico, che la utilizzerà come fosse una “calibrazione” inserita manualmente ogni secondo.

2.3 Bussola elettronica

I dispositivi più evoluti dispongono di una bussola elettronica. Essa ci permette di sapere in ogni momento la posizione dei punti cardinali e offre alcune funzioni molto interessanti. Ad esempio, grazie ad essa, le mappe del dispositivo vengono automaticamente orientate nella direzione giusta. Inoltre, una volta impostato un certo punto di interesse come destinazione (ad esempio: un rifugio), potremo sempre sapere la direzione in cui trovarlo (in linea d’aria, ovviamente).

In commercio esistono dispositivi con bussole elettroniche a due o a tre assi. Queste ultime sono migliori, perché mentre nel primo caso il dispositivo deve essere mantenuto perfettamente in piano, con una bussola a tre assi questo non è necessario.

2.4 Memoria interna e esterna

I GPS da escursionismo devono contenere tracce, punti di interesse e rotte. Sono piccole cose: per dare un termine di paragone, raramente un singolo file GPX con qualche migliaio di trackpoint supera i 300 KB.

Ciò che davvero “divora” lo spazio è la cartografia (di cui parleremo più avanti in questo stesso articolo). Se ritenete di averne bisogno, quindi, assicuratevi che il vostro dispositivo sia dotato di una buona memoria interna, almeno dell’ordine del gigabyte.

Meglio ancora, assicuratevi che sia dotato di uno slot per poterla espandere attraverso una memoria esterna (tipicamente di tipo Micro SD). In tal modo, nel caso sia necessario, potrete espanderla in futuro a prezzi molto contenuti.

2.5 Display di qualità

Il display è il mezzo attraverso cui il dispositivo ci mostra tutte le sue informazioni (in altre parole, i suoi output). E’ importante quindi che sia di qualità e perfettamente leggibile in ogni condizione. In generale, purtroppo, questo è punto dolente di tutti i dispositivi che abbiamo provato: risultano poco leggibili in pieno sole, soprattutto se si indossano gli occhiali da sole.

I display più moderni non ci mostrano solo gli output, ma costituiscono anche l’input (perlomeno uno degli input, dal momento che molti produttori vi affiancano ancora un tradizionale tastierino fisico). Com’è possibile? Grazie alla tecnologia touch screen, cioè agli schermi sensibili al tocco delle dita. (Fino a qualche anno fa era piuttosto comune trovare dei display touch screen con cui si interagiva con dei pennini appositi; adesso invece si usano solo più le dita.)

In generale l’uso di schermi touch screen è da considerasi come un notevole valore aggiunto, perché fornisce un modo più naturale e veloce per interagire con il dispositivo rispetto ai tradizionali pulsanti. Nella pratica, però, nessuno dei GPS da escursionismo touch screen che abbiamo utilizzato si è anche avvicinato all’eccezionale esperienza d’uso dell’iPhone o degli smartphone più moderni. Senza entrare nei dettagli, ciò è dovuto al fatto che esistono due tipi di touch screen: quelli resistivi e quelli capacitivi. Quelli capacitivi, come l’iPhone, sono molto più precisi e costosi degli altri, però possono solo essere usati con dita nude, senza guanti. Per questo motivo la maggior parte dei GPS da escursionismo è ancora dotata dei touch screen resistivi, che purtroppo sono molto meno precisi.

Per concludere osserviamo che gli schermi touch screen tipicamente consumano la batteria più rapidamente dei display classici, e in pieno sole risultano addirittura meno leggibili.

2.6 Buona autonomia

Poiché i GPS da escursionismo vengono usati durante attività sportive prolungate è fondamentale valutare l’autonomia delle batterie, ovvero quante ore ci permettono di registrare una traccia senza interruzioni, interagendo nel frattempo con il dispositivo per consultare la mappa, aggiungere eventuali punti di interesse e così via.

A parer nostro è fondamentale cercare GPS che garantiscano almeno 10/15 ore di registrazione, meglio anche qualcosa di più.

Quasi tutti i dispositivi usano 2 o 3 batterie stilo AA. Il vantaggio è che, essendo molto comuni, possiamo portane alcune aggiuntive con noi, in modo da poterle sostituire in caso di necessità. Ma attenzione: non tutte le batterie sono uguali. 

Abbiamo visto che tutti i GPS da escursionismo registrano la nostra posizione man mano che ci spostiamo. Alcuni dispongono inoltre di altimetro barometrico, bussola elettronica, display touch screen, e così via. Ma una delle funzionalità più utili è sicuramente il supporto per la cartografia.

I GPS cartografici permettono di vedere la nostra posizione su una mappa, molto utile per orientarci, pianificare un percorso, vedere i punti di interesse nei nostri dintorni, e così via.

 

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