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MONTAGNA E POESIA
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“Ho imparato molte cose da voi, dagli uomini... Ho imparato che tutti, al mondo, vogliono vivere in cima alla montagna senza sapere che la vera felicità sta in come si sale la china.”
GABRIEL GARCÍA MÁRQUEZ
"Sulla montagna sentiamo la gioia di vivere, la commozione di sentirsi buoni e il sollievo di dimenticare le miserie terrene. Tutto questo perché siamo più vicini al cielo."
EMILIO COMICI
QUIETE DI MONTAGNA di Claudia Checchi
Di te amo i grandi silenzi, l' imponente bellezza delle tue cime maestose, la dolcezza dei tuoi verdi pendii, il fascino misterioso che aleggia nella profondita' dei tuoi boschi, la fresca limpidezza delle tue acque sorgive, che scorrono in rivoli, e ruscelli. L'improvviso apparire delle radure, ora inondate di sole, ora avvolte nell'ombra. E sopra tutto regna sovrana la pace, una pace quasi irreale, che penetra nell'intimo, dell'animo, dimentico delle quotidiane amarezze, si leva libero e felice verso il cielo...
Poesia Montagne pulite
Montagne belle, belle, voi che siete gigantesche e sembrate dei coni capovolti, tanto verde voi avete! Voi turisti spensierati che i rifiuti via gettate alla natura fate molto male perchè i boschi voi inquinate. La spazzatura è ingombrante e soffoca le piante. Metti tutto nel sacchetto e lascia pulito il boschetto.
Antonio De Pascale e Vincenzo Goffredo.
Poesia di Luigi Fiacchi
La neve e la montagna - Alla montagna disse la neve: Beato il monte, che me riceve! quando il mio bianco noi rende adorno scorger non l'assi molto all' intorno: che quel suo cupo color l' attrista, nè fa gran colpo sovra la vista. Ma allor che il cingo di bianchi fiocchi di ben lontano ferisce gli occhi. Or vedi, amica, di quante lodi qualor son teco per me tu godi. Te or miran forse con maraviglia occhi lontani da cento miglia: e tra la gente, che te distingue, suona il tuo nome su mille lingue. Ma questa fama tutta è mio dono. dimmi, or conosci se util ti sono? E la montagna rispose a lei: Oh! no, util tanto poi non mi sei. Perch' io sia vista di' che t' adopri: ma, ohimè! la fronte tu mi ricopri: e chi le luci terso me gira certo te sola, non me rimira. Quanti di quelli che guarderanno, quella è la neve, ripeteranno, la neve è quella, senza far motto della montagna, che resta sotto. Or vedi, amica; cotante lodi per me le vanti, ma tu le godi. È questa favola fatta per quelli, che mentre cercano suo bene, scaltri apparir vogliono far bene agli altri, e del servigio si fanno belli.
MA I BASTIONI DEL GRANDE MONTE
Ma i bastioni del grande Monte svettano come castelli eterni sulla pochezza dell'uomo. Quando di propone di vincere con l'astuzia e la provocazione la verginità della montagna non sa che questa mai vinta, né conquistata prepara il giorno della punizione. I bastioni del grande monte castelli di pietra e ghiaccio proiettati nel cielo aspettano l'uomo predatore le sue ruspe le sue mine, i palazzi e le fabbriche, le ciminiere e i serbatoi, qui non albergheranno. Bianche le sue cime il riverbero di luce la sua anima millenaria il turbinio della tormenta. Bianca la sua purezza l'infinito dello sguardo la memoria la selve di ghiaccio e le acque e i suoi occhi. Bianche le cascate e la sua amarezza. Il Monte Bianco aspetta la città ha rapito la sua gente il ritorno è prossimo lo annuncia il vento delle vette. Questa sera l'aquila e il camoscio sono irrequieti qualcuno cerca sulla montagna una casa perduta ci sono passi sulla neve qualcuno tossisce e bussa alla vecchia porta abbandonata.
"La Montagna" di E. Dulevant
IL CUORE LIMPIDO DELLA MONTAGNA
L'uomo della pianura quassù cerca il tempo passato e la sua identità. La purezza è rimasta intatta nelle pieghe remote del volto della montagna. Il cuore della montagna aveva un battito profondo come il cuore del montanaro battevano in accordo, come ali di farfalla. L'alba richiama zampilli d'acqua, dai ruscelli nascosti nell'intrigo dei pini rovescia zaffate di luce sulle vecchie lose cementate dalle lente stagioni. La luce del giorno scopre un muro, una porta cigolante. Da quella porta un tempo correva lo sguardo sull'arco immenso che la valle aprendosi al cielo lasciava scoprire. Oltre il manto dei boschi volavano, nubi, farfalle, fagiani di monte. Dietro quella porta si intravvede controluce un tavolino massiccio di noce con il cesto del pane raffermo, pane scuro di segala. Una ciotola vuota, latte raggrumato, mezza candela spenta.
"La Montagna" di E. Dulevant